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Dopo bocciatura referendum Eutanasia, Consulta: no a quesito su cannabis, ammessi 5 su giustizia

Importante decisione della Corte Costituzionale

[Palazzo della Consulta Roma ©wikipedia]

NordEst (Adnkronos) – La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili cinque quesiti referendari sulla giustizia ma inammissibili quello sulla responsabilità civile diretta dei magistrati, sulla cannabis e martedì sull’eutanasia. “Peccato che il referendum non fosse sull’eutanasia ma fosse sull’omicidio del consenziente” ha detto il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato in conferenza stampa a Palazzo della Consulta.

Abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità, limitazione delle misure cautelari, separazione delle funzioni dei magistrati, eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm, i quesiti ritenuti ammissibili dalla Corte Costituzionale. “Noi abbiamo dichiarato ammissibile il referendum sulle funzioni da riconoscere ai consigli giudiziari nella loro composizione completa” ha inoltre spiegato Amato.

CANNABIS – “Abbiamo dichiarato inammissibile il referendum sulle sostanze stupefacenti, non sulla cannabis – ha detto il presidente della Corte Costituzionale – Il quesito è articolato in tre sottoquesiti ed il primo prevede che scompaia tra le attività penalmente punite la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, che non includono neppure la cannabis ma includono il papavero, la coca, le cosiddette droghe pesanti. Già questo sarebbe sufficiente a farci violare obblighi internazionali”. “Se il quesito è diviso in tre sottoquesiti, io non posso toccare questo treno: se il primo vagone deraglia, si porta dietro gli altri due” ha aggiunto.

GIUSTIZIA – “Abbiamo dichiarato inammissibile il referendum sulla responsabilità diretta dei magistrati. Perché essendo fondamentalmente sempre stata la regola per i magistrati quella della responsabilità indiretta, la introduzione della responsabilità diretta rende il referendum più che abrogativo” ha spiegato il presidente della Corte Costituzionale. “Qui stiamo parlando della responsabilità dei magistrati per i quali – ha aggiunto – la regola diversamente da altri funzionari pubblici era sempre stata della responsabilità indiretta”.

EUTANASIA – Quanto al referendum ‘eutanasia legale’, “peccato che il referendum non fosse sull’eutanasia ma fosse sull’omicidio del consenziente” ha affermato il presidente della Corte Costituzionale commentando il giudizio di inammissibilità. “Ci ha ferito sentire che chi ha deciso così non sa cosa significa la sofferenza. Ma è la parola eutanasia che ha portato tutto questo. Il referendum era su omicidio del consenziente” ha ribadito Amato. “Il quesito sull’omicidio del consenziente – ha detto il presidente della Corte Costituzionale – apriva all’immunità penale per chiunque uccidesse qualcuno con il consenso di quel qualcun altro”.

 

 

 

 

 

Eutanasia, la delusione di Cappato

“Non ero ottimista”. Così commenta in radio, Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, dopo che la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito che chiedeva di depenalizzare l’omicidio del consenziente. “Giuliano Amato, personaggio istituzionale di grandissimo livello è anche una personalità politica. E questa è una decisione anche molto politica”, ha detto tornando a dire che è “un brutto segnale per la democrazia”.

Sul referendum cannabis, ha aggiunto Cappato, “se la Corte dovesse dichiarare inammissibili anche questo quesito, sarebbe spazzato via non solo il tema come quello dell’eutanasia, ma una intera stagione referendaria. Tra l’atro dubito che a quel punto i referendum sulla giustizia riuscirebbero a raggiungere il quorum. Ed è per questo che dico che sono più preoccupato per la democrazia italiana, che per l’eutanasia. C’era insofferenza nei nostri confronti, una ostilità palese. E quindi è finita come ‘doveva’ per loro finire”, ha detto ancora Cappato. 

“Sono otto anni e mezzo che abbiamo depositato una legge di iniziativa popolare che non è mai stata discussa, sono tre anni e mezzo che la stessa Corte Costituzionale paradossalmente aveva invitato a legiferare il Parlamento – ha affermato Cappato, parlando dell’esame della proposta di legge sul fine vita alla Camera – il testo presente oggi è un passo indietro rispetto a ciò che è già legale in Italia: i relatori del Pd e M5S hanno presentato un testo che restringe i diritti perché il suicidio assistito a determinate condizioni è già legale in Italia. Questa è la situazione che difficilmente ci può consentire di avere fiducia”.

“La Consulta – ha concluso Cappato – tra l’altro ha motivato la sua decisione nel comunicato stampa con il problema della tutela delle persone più fragili e deboli: un paradosso, perché credo che il modo migliore di tutelarle sia proprio consentire loro di scegliere di non dover subire come una condizione di tortura una sofferenza insopportabile”. In attesa di vedere se sarà smentito dai partiti, ha quindi spiegato che “certamente non staremo a guardare, la strada per noi finora è stata quella delle disobbedienza civile, dei processi, dei ricorsi e andiamo avanti così. La direzione è poter lasciar scegliere la gente”.

Redazione:
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