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Emergenza Maltempo, Le opere idrauliche realizzate hanno salvato il Trentino: ecco cosa sono le briglie filtranti

Quando alcuni anni fa fui incaricato dai Bacini Montani della Provincia di Trento di redigere il Piano degli Interventi di Sistemazione Idraulica Forestale per i bacini del Cismon e del Vanoi, ricordo che a capo della Zona 4 (la Valsugana ed il Primiero) c’era il dottor Mario Cerato

di Ervino Filippi Gilli

Primiero (Trento) – Con Lui predisponemmo una serie di interventi su tanti torrenti delle nostre valli: erano gli anni in cui si sperimentavano nuove tecniche che avrebbero portato a costruire le briglie in massi legati e calcestruzzo ed a realizzare tutta una serie di opere filtranti di forma e dimensioni diverse.

Questo secondo tipo di opere sono studiate, in teoria, per permettere la trattenuta del materiale durante il picco della piena e rilasciarlo dopo gradatamente nel periodo di esaurimento del fenomeno: è infatti importante che le grandi masse di detrito che un torrente trasporta durante una piena non raggiungano le sezioni più critiche (ponti, curve strette, ecc.) Una briglia che lavora bene in questo modo è quella del rio Pezgaiart a San Martino, opera realizzata su un torrente che è percorso spesso da colate di detrito. E’ evidente però che se il torrente trasporta legname, per quanto bene si dimensionino i filtri, è quasi certo che dopo un po’ le aperture nella briglia si intasino e tutto quello che il torrente trascina con sé venga a depositarsi a monte della briglia.

Con gli anni le briglie filtranti studiate per i vari corsi d’acqua sono state realizzate e, con quest’ultima piena, sono state tutte messe seriamente alla prova. Nelle immagini seguenti ho voluto esporre una carrellata di opere.

La prima è l’opera che sono certo ha impedito l’esondazione del Cismon tra Siror e Fiera: se la briglia non avesse trattenuto tutto il materiale che è contenuto nella zona di deposito a monte (qualche migliaio di metri cubi), la ghiaia avrebbe sicuramente innalzato il letto del torrente provocandone l’esondazione.

La seconda è stata realizzata da poco sul torrente Canali nella zona della Madonna della Luce

La terza e la quarta foto sono state scattate sul rio Cortesele. Nel primo caso si vede quanto materiale e legname l’opera abbia trattenuto, la seconda fotografia spiega quanto prima ricordato: una briglia filtrante aiuta ma non può fare molto se il rio a valle è costretto in un tubo che si intasa.

L’ultima immagine si riferisce alla briglia al Cristo del Copet sulla strada per Molaren: l’assenza della briglia avrebbe comportato che tutto il legname ed il fango si sarebbero riversati sulle case sottostanti.

Per finire è sempre bene ribadire un concetto: la presenza di una briglia di questo tipo non riduce il rischio a zero, l’opera aiuta ma se a valle l’alveo è intubato (e male) come nel caso del rio Cortesele a Tonadico o si costruisce troppo a ridosso dei corsi d’acqua, non si può pretendere che poi non si verifichino comunque danni.

Redazione:

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  • Questa estate sono stato in passeggiata presso il torrente Canali nella zona della Madonna della Luce e mi interrogavo sull'utilità di una opera così imponente. Adesso che vedo le immagini di tutto il materiale che si è depositato prima della briglia capisco la lungimiranza e la professionalità di chi ha progettato fatto realizzare e realizzato l'opera. Complimenti; c'è ancora chi lavora con professionalità e coscienza.

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