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Emanuela Bonetti dal Trentino alla Capitale: fotografa, reporter e creativa con le Dolomiti nel cuore

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Fotografia e musica, sono le grandi passioni di Emanuela Bonetti, primierotta di 35 anni, nata in montagna e attratta dalla Capitale

Emanuela Bonetti ha fotografato per varie riviste Duran Duran, Depeche, Mode, Iron Maiden, Sting, Robert Plant e recentemente Zucchero

 

di Liliana Cerqueni

Roma – Fotografia, musica ed arte, sono diventate per lei una professione dinamica, sempre diversa, investendo competenze, emozioni, creatività, sensibilità e tantissima voglia di trasmettere agli altri quello che lei stessa ama, tra concerti, eventi, esibizioni, momenti indimenticabili da immortalare con un click.

E’ bastata un’intuizione per lasciare Primiero nel Trentino e trasferirsi a Roma, dove ha stabilito il suo quartier generale e aperto un suo web magazine collaborando anche con RockOn. Ha fotografato per varie riviste i Duran Duran, Depeche, Mode, Iron Maiden, Sting, Robert Plant e recentemente Zucchero. Con la sua laurea in Relazioni Pubbliche e Pubblicità dello IULM di Milano e il suo amore per la libertà di espressione e realizzazione personale sta conquistando il proprio spazio nel mondo e costruendo la propria felicità.

Se Roma è Urbe, Città Eterna, Caput Mundi, allora Emanuela è nel posto giusto perché, come scriveva Goethe, “Non c’è che una Roma al mondo ed io mi trovo qui come un pesce nell’acqua che vi nuota e galleggia come la bollicina galleggia sopra il mercurio, mentre affonderebbe in qualsiasi altro fluido”.

Da Primiero a Roma. Un trasferimento preparato e pianificato o un’ispirazione improvvisa davanti a un’occasione da non perdere? In realtà una scelta impulsiva. Quando 9 anni fa decisi di trasferirmi avevo una sola certezza: non ero una persona felice. Ho scommesso su una sensazione: sono stata fortunata, sono arrivata a Roma e tutto sommato è andata bene. Si è trattato di un colpo di testa, sono partita senza dire nulla nemmeno a mia madre che lo ha scoperto grazie ad un post-it appeso sulla sua porta di casa. Questo è il mio unico rammarico: aver inseguito il mio benessere causando un iniziale dolore a chi mi vuole bene.

Cosa hai lasciato e cosa hai trovato? A detta di mia madre ho lasciato un lavoro sicuro con stipendio fisso per andare incontro all’incertezza – e come darle torto? Ho comunque trovato tante altre sfumature, tra le quali la creatività, la libertà e l’equilibrio. Magari non sono cose con le quali “si mangia” ma che influiscono molto nel mio quotidiano: se non lavoro stimolando il mio cervello, “mi spengo”. Credo sia questo il motivo per cui lavoro in un settore artistico.

Ci descriveresti la tua professione e gli ambienti in cui sei attiva? Lavoro in campo pubblicitario: i clienti mi presentano i loro prodotti ed il mio compito è quello di realizzare campagne per promuoverli. Lo faccio attraverso l’uso della grafica e della fotografia, occupandomi del progetto nella sua interezza. A livello fotografico svolgo anche lavori su commissione relativi a reportage e approfondimenti, toccando tematiche diverse: dall’architettura ai viaggi passando anche per la musica.

Proprio nel 2012 la passione per la musica mi ha portata a fondare Oca Nera Rock, magazine online che si occupa di interviste, recensioni e live reports ad artisti famosi ed emergenti. Oggi non ricopro più un ruolo gestionale ma faccio parte del direttivo e coordino i collaboratori in Italia ed in Europa. Un’altra collaborazione stabile e per me importante è quella con RockOn, per loro seguo i concerti come fotografa e come reporter.

Cosa sono per te musica e fotografia, oltre l’aspetto professionale? Sono due strumenti attraverso i quali veicolo me stessa. La più banale delle verità è che chi si mostra forte in pubblico nasconde sempre qualche insicurezza. Per quanto mi riguarda, il solo modo che conosco per esorcizzare i miei fantasmi è isolarmi ascoltando un disco o tuffarmi in un progetto fotografico. Ne ho realizzati molti senza sentire l’esigenza di pubblicarli: attraverso lo scatto parlo delle mie debolezze, ma a chi piace mostrare il fianco e mettere in risalto i propri punti deboli?

Il tuo lavoro ti richiede anche di andare all’estero? In realtà ho sempre cercato di cogliere le opportunità. Ciò significa che se per motivi privati mi capita di viaggiare o di trovarmi da qualche parte, realizzo dei reportage che in un secondo momento propongo ai gruppi editoriali con i quali lavoro.

Roma, la tanto discussa Capitale dai mille problemi che puntualmente i media ricordano. Ma è veramente così? Le informazioni che arrivano attraverso i media sono, purtroppo, solo una piccola parte di ciò che realmente sta accadendo in città. È impensabile tentare di parlarne evitando di menzionare la politica, mi limito pertanto a confermare che la situazione non è delle migliori.

Come vive un giovane a Roma? Una cosa è certa: a Roma si vive respirando la storia, in ogni angolo e ad ogni strada. Ci sono dettagli che si perdono nell’insieme ma che hanno un sacco da raccontare.
Qui non ci sono le modernità di una capitale come Londra, per fare un esempio, ma anche il quartiere meno conosciuto ha una storia secolare alle spalle.

Ogni zona ha il suo perché, i suoi colori e i suoi rumori. Mi viene in mente Testaccio, dove nell’arco di pochi metri incontriamo il MACRO (Museo di Arte Contemporanea) ed il mercato rionale: futuro e tradizione che si fondono insieme. Sono piccolezze, ma è quanto basta per trasformare la quotidianità in questa città in una meravigliosa esperienza.

Nei tuoi progetti futuri, ti sfiora qualche volta l’idea di ritornare nella tua Valle? Quando sono a Roma apro le finestre della stanza da letto e immagino di vedere al posto dei Castelli Romani le Pale di San Martino. Poi però, quando sono a Fiera, dopo un po’ sento la mancanza della città ed il rumore del silenzio mi innervosisce.

Mi piacerebbe tornare a lavorare per la promozione turistica della vallata ma sono una persona irrequieta: ho bisogno di spostarmi, di muovermi. Non riuscirei mai a vivere stabilmente in un posto, è anche per questo che da Roma mi sposto spesso: dopo un po’ sento il bisogno di cambiare posto.

  • Alcuni scatti di Emanuela Vh Bonetti

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