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E’ Venezia la città più ‘eco-mobile’ d’Italia. Male Reggio Calabria, Potenza e L’Aquila

Molto bene  Trento e Bolzano per il car-sharing

NordEst – E’ Venezia la capitale italiana della mobilità sostenibile, e non solo perché è favorita dalla più estesa area pedonale e dal più basso indice di motorizzazione, ma anche grazie a un trasporto pubblico che funziona, a un buon servizio di bike sharing e al miglior car sharing sia per offerta sia per numero di corse mensili per ogni auto disponibile. Maglia nera, invece, a Reggio Calabria, Potenza e L’Aquila.

A stilare la classifica è il rapporto “Mobilità sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 città” (tutti i capoluoghi di regione, i due capoluoghi delle Province autonome e i capoluoghi di provincia con una popolazione superiore ai 100.000 abitanti) di Euromobility. Venezia è dunque la città più “eco-mobile” d’Italia, seguita da Brescia e Torino, mentre al quarto posto si piazza Parma e al quinto Milano. Sul podio, dunque, anche quest’anno ci sono tutte città del nord.

La Capitale si ferma al diciassettesimo posto, ma la buona notizia è che, per la prima volta, una città del Sud, Cagliari, conquista un posto nella “top ten” (il decimo), top ten che conferma Firenze al sesto posto e Bologna al settimo, Padova all’ottavo e Bergamo al nono.

Il rapporto rileva un altro aspetto interessante: la diminuzione delle auto di proprietà e il boom del car sharing. Nel 2014, infatti, si registra una flessione (-0,5%) del tasso di motorizzazione nelle principali 50 città italiane (il dato nazionale segna invece un lieve incremento, +0,2%) e aumenta il numero di veicoli a basso impatto: raggiungono complessivamente l’8,5% del parco nazionale circolante. Il peso dei veicoli a trazione ibrida ed elettrica è, tuttavia, ancora marginale (0,21%) rispetto ai veicoli a metano e gpl che costituiscono l’8,3% del parco.

Ma la vera sorpresa è la crescita della sharing mobility: gli utenti dei servizi di bike sharing sono cresciuti, rispetto all’anno precedente, di quasi 11 punti percentuali e quelli dei servizi di car sharing convenzionale di oltre 21, raggiungendo questi ultimi quasi quota 30.000, ai quali si aggiungono gli utenti dei servizi di car sharing cosiddetti free floating, almeno dieci volte tanto a fine 2014.

“Questo nono Rapporto – dichiara Lorenzo Bertuccio, direttore scientifico di Euromobility – conferma che la cosiddetta sharing mobility è ormai una realtà consolidata, almeno nei desideri dei cittadini. Le città sembrano finalmente aver compreso il cambio di atteggiamento dei cittadini, crescono infatti sia il numero di biciclette in sharing (+17,2%), sia le auto condivise dei servizi convenzionali (+22.8%): queste ultime superano nel 2014 le 700 unità e a esse si affiancano le quasi 3.500 vetture del car sharing free floating”.

Si conferma però un’Italia ancora a due velocità, con il sud che fatica a tenere il passo dell’innovazione, sebbene con interessanti esperienze in controtendenza: sono a Cagliari gli utenti del car sharing convenzionale che usano di più il servizio rispetto a ogni altra città italiana e Palermo introduce il servizio su area vasta insieme a sole altre 3 realtà italiane, Trento, Bolzano e Torino.

Nota dolente, i mezzi pubblici: nel 2014 si registra ancora una riduzione dei servizi di trasporto pubblico offerti ai cittadini (in 43 città su 50), anche se con qualche segnale positivo dall’area meridionale del Paese. Un aiuto per costruire una mobilità più sostenibile potrebbe però arrivare valorizzando il ruolo e la figura dei mobility manager. Da una ricerca condotta da Euromobility in collaborazione con Enea, emerge infatti che gli interventi dei mobility manager in Italia generano sempre sostanziali cambiamenti nelle modalità di spostamento delle persone, con conseguenti vantaggi per territorio, ambiente e qualità dell’aria, ma anche economici per l’utente.

“Misurare la sostenibilità delle iniziative dei mobility manager – sottolinea il presidente di Euromobility Roberto Maldacea – vuol dire da un lato stimolare la nuova mobilità, facendo del bene alla natura e, dall’altro, disporre di dati certi per stimolare le persone e le aziende con sistemi premianti e incentivanti”. Sono 18 le città su 50 nelle quali non è presente il mobility manager di Area, né a livello comunale né a livello provinciale. In 4 casi (Bergamo, Modena, Monza e Napoli) il ruolo di coordinamento è svolto da strutture di livello provinciale, mentre in 3 casi (Milano, Torino e Venezia) è presente sia un Ufficio d’Area a livello comunale sia un Ufficio d’Area a livello provinciale.

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