NordEst

Dipendenze patologiche, incontro a Primiero il 7 febbraio alle 20.30

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Giovani e dipendenze – I casi di cronaca dei mesi scorsi, legati alle dipendenze da stupefacenti, confermano come il problema sia sempre una priorità da non sottovalutare in valle. L’operazione "Neve a Primiero" del 2009 portò all’arresto di 8 persone con numerose segnalazioni locali per uso personale.

Una problematica quella della droga – legata molto spesso anche all’alcolismo – che richiede attenzione continua da parte del territorio, imponendo a tutti i referenti locali di non abbassare mai la guardia su un fenomeno in continua espansione e trasformazione, nel mondo dei giovani, con nuove droghe e nuove mode, che mettono a rischio la vita.

Che cosa si è fatto fino ad oggi in valle in termini di prevenzione e informazione? Sarà spiegato il prossimo 7 febbraio all’oratorio di Pieve, dove si farà anche il punto su iniziative e progetti con i protagonisti e gli operatori del mondo giovanile ma non solo.

L’incontro – Relatori della serata saranno la dr.ssa Roberta Ferrucci, psichiatra e coordinatrice del Ser.T. di Trento, persona molto vicina all’A.p.D.p. (Associazione provinciale per le dipendenze patologiche) e con cui viene condivisa l’impostazione di lavoro nelle diverse fasi di sviluppo dei percorsi terapeutici. Interverrà anche il dr. Andrea Bortot direttore di A.p.D.p. sull’attività locale.

Si tratta di un momento di confronto con un duplice scopo: far conoscere l’esistenza e le modalità di accesso all’A.p.D.p. e nello stesso tempo sensibilizzare le famiglie rispetto alle dipendenze e alle dinamiche familiari, in un’ottica di tipo preventivo focalizzandosi sul rapporto genitori-figli, senza per altro dimenticare la dimensione del sostegno di situazioni già in essere e delle possibilità di cura.

Le difficoltà –
Partendo dalla difficoltà ad ammettere il problema in casa e a farsi aiutare, tenendo finché possibile nascosta la situazione di dipendenza dei figli che magari arrivano ai Servizi quando la dipendenza ha già preso una forma consistente, l’associazione ha cercato di individuare un momento di riflessione e confronto.

Una barriera questa che preoccupa, ma che stimola ad impegnarsi ancora di più, trovando metodologie diverse da quelle standard per poter catalizzare le famiglie, permettendo così di attivare percorsi terapeutici non solo di cura ma anche di sostegno e di prevenzione.

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