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Debiti Pubblica Amministrazione: l’ultimo fornitore riceverà i soldi a fine 2018

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Lo stato deve alle imprese 120 miliardi, 30 in più di quanto dichiarato

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Venezia – “La Pubblica amministrazione ha già attivato per l’anno in corso 15,7 miliardi di euro per pagare i propri fornitori? Benissimo – sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – rendiamo merito a questo Governo, al ministro Saccomanni e anche al precedente Esecutivo che hanno messo al centro dell’agenda economica lo sblocco dei pagamenti della Pa.

Attenzione però: ipotizzando che nel frattempo non si accumulino altri debiti, se si procederà erogando solo 20 miliardi all’anno, l’ultimo creditore, secondo la nostra stima che dimensiona il debito accumulato dalla Pa in 120 miliardi, riceverà quanto dovuto alla fine del 2018. Se, invece, ci si riferisce all’ipotesi redatta dalla Banca d’Italia che misura il debito della Pa in 91 miliardi (a nostro avviso, abbondantemente sottostimato), l’ultimo fornitore verrà saldato entro il primo semestre del 2017”.

A seguito della dichiarazione fatta oggi dal ministro Saccomanni, la CGIA di Mestre ritorna su un tema di cruciale importanza: i debiti della Pa nei confronti delle imprese. Perché la CGIA ipotizza che i debiti della Pa siano circa 120 miliardi e non 91?

“I dati della Banca d’Italia si riferiscono ad una indagine campionaria riferita al 31-12-2011, ovvero realizzata più di un anno e mezzo fa – sottolinea Giuseppe Bortolussi – nella quale non sono comprese le aziende con meno di 20 addetti che, ricordo, costituiscono il 98% del totale delle imprese italiane. In questa ricerca, inoltre, non sono state coinvolte le imprese che operano nei settori della sanità e dei servizi sociali che, storicamente, sono quelli dove si annidano i ritardi di pagamento più eclatanti. Alla luce di questi elementi, riteniamo che l’ammontare dei debiti scaduti stimato dalla Banca d’Italia sia sottodimensionato di circa 30 miliardi di euro”.

Per questo, concludono dalla CGIA, è necessario accelerare il pagamento di debiti scaduti per i quali le imprese hanno da tempo pagato i fornitori, gli stipendi, l’Irpef e i contributi previdenziali dei propri dipendenti, nonché luce, acqua e gas ogni 2 mesi.

Sia chiaro non è in discussione il rigore scientifico dell’indagine realizzata dalla Banca d’Italia: nelle note metodologiche i ricercatori di via Nazionale hanno messo in evidenza tutti i limiti della ricerca. Chi dovrebbe preoccuparsi a dimensionare il debito dovrebbe essere lo Stato che, invece, si è dato tempo fino al prossimo mese di settembre per calcolarlo.

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