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Dati in crescita per tutti i settori del Mercato del lavoro in Alto Adige

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Molto positivi i dati della “Relazione sul Mercato del lavoro in Alto Adige nel II semestre del 2016”

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Bolzano – Particolarmente soddisfatta dei dati del Mercato del lavoro altoatesini nel secondo semestre di quest’anno l’assessora provinciale al lavoro, Martha Stocker, la quale sottolinea che negli ultimi sei mesi si è registrata una vera e propria inversione di tendenza che ha coinvolto praticamente tutti i settori economici ed che ha confermato le attese positive dei mesi precedenti.

“Tra i dati più significativi del periodo maggio – ottobre 2016” ha precisato l’assessora Martha Stocker “un aumento del 2,8% dell’occupazione dipendente rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari a 5.500 lavoratori in più.

In particolare vi è stato un aumento del 7,5% nel settore alberghi e ristorazione, del 7,6% delel agenzie interinali, dell’8,8% nelle attività professionali scientifiche e tecniche, ma anche nei trasporto di persone (+3,7%), del commercio (+3,8%), della manifattura (2,1%) ed ad anche dell’edilizia (+2,4%). Sono cresciute nel contempo anche l’occupazione femminile con +2,8% e quella giovanile con + 4,2%”.

Nel periodo considerato (maggio – ottobre 2016) è continuata la ripresa occupazionale che ha interrotto in modo chiaro il trend pluriennale precedente. Ciò è dovuto ad un andamento positivo in quasi tutti i settori e persino nell’edilizia si continua a registrare un chiaro segno positivo dopo la lunga, pluriennale discesa.

Altrettanto si può dire per i giovani per i quali si registra per la seconda volta dall’inizio della crisi una crescita occupazionale. Anche in questo rapporto si può notare l’effetto della decontribuzione prevista dal Jobs Act che ha comportato, soprattutto a fine anno, un significativo aumento dei contratti a tempo indeterminato, anche se nella nuova forma giuridica chiamata “a tutele crescenti”.

“La crescita complessiva” secondo il direttore della Ripartizione lavoro, Helmuth Sinn “è invece da attribuire piuttosto alla congiuntura economica favorevole, riscontrata anche a livello europeo, cosicché i contratti a tempo determinato sono ulteriormente cresciuti.

Questa performance positiva del mercato del lavoro si rispecchia nell’andamento della disoccupazione il cui tasso nell’arco di un anno si è ridotto, passando il valore medio di gennaio – giugno da 4,2% a 3,9%”.

I valori restano comunque più elevati rispetto a quanto rilevato prima della crisi sia per gli uomini (3,3%), che per le donne (4,6%), per i giovani (11,9%, media annua 2015) e per gli extracomunitari (16,1%, media annua 2015). Il raggiungimento dell’obiettivo occupazionale per l’anno 2020 fissato dalla Provincia (tasso di occupazione tra i 20 e 64 anni pari a 80%) appare sempre più difficile. Attualmente (2015) il tasso si attesta al 76,7%.

Negli scorsi 6 mesi (maggio – ottobre 2016) l’occupazione dipendente è cresciuta di un importante +2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

La crescita interessa quasi tutti i settori e sottosettori, gruppi di lavoratori e zone in provincia, anche se in maniera differenziata. L’andamento positivo è stato registrato anzitutto nel settore economico alberghiero e ristorativo (+7,5%), ma anche nel commercio (+3,9%), nei rimanenti servizi privati escluso il commercio (+3,9%), nell’assistenza sociale (+3,4%) e nelle attività manifatturiere (+2,1%).

Da segnalare a parte il +2,4% nell’edilizia che, dopo otto anni scoraggianti, solo da un anno a questa parte registra variazioni positive. Più modesta è stata la crescita nell’istruzione (+0,8%) e nella sanità (+0,2%).A parte l’occupazione nell’agricoltura (-1,1%), le uniche vere variazioni negative si registrano nella Pubblica Amministrazione (-1,3%) e nelle attività finanziarie e assicurative (-2,9%).

“I dati per cittadinanza” ha aggiunto il direttore dell’Osservatorio del Mercato del lavoro, Stefan Luther “al netto delle quasi 1.300 naturalizzazioni mostrano che in questo periodo sono aumentati di poco i lavoratori provenienti dai “nuovi” Paesi UE (+0,7%) e dai “vecchi” Stati UE (+2,8%), mentre tra i cittadini extracomunitari si registra un +12,6%.

Il numero di occupati dipendenti con cittadinanza italiana è cresciuto, al netto delle naturalizzazioni, di poco sotto la media (+2,3%), mentre è stato positivo l’incremento dell’occupazione da parte di italiani residenti fuori provincia (+9,6%).
Distinguendo gli occupati per genere, si riscontra un andamento di pari entità tra le donne (+2,8%) e tra gli uomini (+2,8%)”.

Il numero medio di iscritti nelle liste di disoccupazione durante il periodo maggio – ottobre 2016 si attesta sulle 11.746 persone, +573 in più rispetto all’anno precedente (+5,1%).

La metà di questo incremento è dovuto alle “neomamme”, che, come anche altre categorie di disoccupati, beneficiano dell’indennità di disoccupazione per una durata maggiore rispetto al passato.

Esse rimangono pertanto iscritte più a lungo, senza però essere necessariamente alla ricerca di un lavoro. Anche l’altra metà dell’incremento può essere ricondotto ai cambiamenti nelle norme e nelle procedure amministrative.

Infatti, sebbene in questo periodo le nuove iscrizioni nelle liste di disoccupazione siano diminuite, l’allungamento nelle tempistiche di cancellazione dalle liste ha portato a un aumento dello stock di disoccupati.

Queste due novità normative spiegano anche l’incremento del +10,9% del numero di disoccupati di lunga durata. Un dato che conferma la buona fase che sta passando il mercato del lavoro è quello dei disoccupati iscritti nelle liste di mobilità in seguito a licenziamenti dovuti a crisi aziendali. Osservando i flussi di entrata e uscita dalle liste di mobilità si nota che nel periodo interessato il numero di cancellazioni, legate a crisi aziendali degli ultimi 4 anni, è diminuito solo leggermente, mentre il numero di nuove iscrizioni nelle liste di mobilità si è più che dimezzato rispetto a dodici mesi prima.

Grazie a ciò, nel periodo maggio – ottobre 2016 risultavano iscritte nella lista di mobilità (cosiddetta statale) in media -283 (-30,9%) persone in meno rispetto all’anno precedente ovvero 632. Il 45% di queste persone svolgeva un lavoro pur continuando a risultare iscritto nelle liste di mobilità e dunque di disoccupazione.

Tra gli iscritti da più di un anno nelle liste dei disoccupati 320 sono giovani sotto i 30 anni, ovvero +72 persone in dodici mesi. Anche in questo caso è da sottolineare come quasi tutto l’incremento è da ricondurre a giovani donne tra i 25 e 30 anni.

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