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Dagli Italiani ritenuti Tedeschi, dai Tedeschi ritenuti Italiani. I Reduci Primierotti e Trentini ad Isernia: per non dimenticare

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Nella seduta del Consiglio provinciale del 13 settembre 2017 è stato approvato il Disegno di Legge n. 204 presentato dal Presidente della Provincia in maniera opportunamente istituzionale, che prevede tutte le iniziative possibili, a cento anni dalla fine della Prima Guerra mondiale, per ricordare tutti i caduti sia militari che civili dovuti al conflitto che ha coinvolto l’intero mondo, ma che ha sicuramente sconvolto e modificato radicalmente il nostro Trentino

di Marino Simoni*

L’iniziativa legislativa, approvata con il largo consenso del Parlamento dell’Autonomia, ha forse posto la premessa a che siano avviate veramente quelle azioni di pacificazione, che troppe
volte ideologizzate hanno contribuito più a dividere, che ad unire, più a creare acredine che costruttiva convivenza. Certo, la conoscenza della storia, ed in questo voglio inserire anche la storia non scritta sui libri ma vissuta nella quotidianità dagli uomini e dalle famiglie, è la premessa per costruire un mondo migliore.

Troppe volte però proprio queste storie di vita vissuta rischiano l’oblìo, venuta meno quella tradizione orale che tramandava storie non scritte, che lasciava ai posteri nei racconti dei “filò”
esperienze felici o meno che le nostre popolazioni hanno vissuto. Se poi a questo aggiungiamo la scientifica riduzione all’oblìo, che sempre i vincitori hanno adottato nei confronti dei vinti, il risultato altro non è che la cancellazione nel buio del tempo di fatti importanti, che hanno comunque segnato il comune sentire di intere popolazioni.

Primierotti e trentini ad Isernia

A questo ascrivo quanto ho voluto ricordare nel mio intervento in Aula, durante la discussione generale sul disegno di legge sopra citato, in merito agli internati del dopo conflitto, primierotti e
trentini ad Isernia. E ritengo importante e doveroso riprenderne i concetti e la storia, in questo spazio, sperando di contribuire a dissolvere un po’ di quell’oblio, al quale sono stati costretti,
loro malgrado molti miei concittadini e con essi molti trentini, nella convinzione, inoltre, di poter contribuire a far sì che nelle iniziative che saranno intraprese in attuazione del Ddl approvato,
siano ricordati anch’essi.

Il riferimento è a quelle centinaia di reduci, che dopo aver militato nelle file dell’esercito austroungarico, dopo aver perso la guerra e la patria, a pace ufficialmente dichiarata, si sono
trovati appena rientrati nelle proprie case e dopo aver riabbracciato i propri cari ancora sconvolti dal conflitto mondiale, internati e prigionieri in campi di concentramento ad Isernia allora in
provincia di Campobasso.

In quei campi, malgrado gli aiuti delle popolazioni locali, alle quali va il nostro imperituro ricordo e ringraziamento, abbandonati dallo Stato di origine ormai dissolto e dimenticati dal nuovo Stato
italiano che guardava con sospetto questi tedeschi-italiani, molti hanno perso la vita per stenti, fame e malattie. Furono circa un migliaio i prigionieri trentini e triestini, circa cinquecento i miei compaesani di Primiero e del Vanoi ex soldati tornati dai vari fronti dell’ex monarchia asburgica, che furono internati nel campo di Isernia. Di questo poco se ne è parlato e se ne parla ed il tutto è rimasto solo nella memoria privata delle famiglie coinvolte.

Negli archivi molisani poco o nulla è rimasto, se non la lunga lista dei prigionieri/lavoratori, con i nomi trentini, che il Comune di Isernia ha tenuto, con gli atti di morte di coloro, che deceduti
durante quel periodo, sono stati sepolti nel locale cimitero. Certo, la sorte dei prigionieri di guerra è sempre stata molto discussa e difficile. Non eroi perché
deceduti sui campi di battaglia, non eroi perché vincitori, non eroi perché pur sconfitti erano riusciti a tornare alle proprie case.

Agli inizi del novembre del 1918 si riversarono in Italia oltre 300.000 prigionieri degli eserciti nemici, migliaia di prigionieri italiani dell’ex impero austroungarico. Il principale timore delle autorità italiane, visto quello che era successo sui fronti orientali del conflitto e la fraternizzazione delle truppe austriache e tedesche con i soldati russi, era che in quel periodo si potessero essere diffuse idee sovversive e bolsceviche . Era quindi urgente sottoporre ognuno di questi ex militari ad un azione di controllo e di repressione. Già alcuni mesi prima dell’armistizio il Generale Diaz, temendo il contagio ideologico aveva proposto di relegare gli italiani che provenivano dalla Russia, sudditi e prigionieri, nelle colonie italiane.

Quello che contraddistingue gli internati di Isernia è che essi non seppero mai per quale legge, per quale reato, per quale azione commessa fossero stati portati lì. Non erano stati presi in
combattimento, non si erano arresi, né tanto meno erano disertori. Italiani di lingua, erano stati prelevati dalle loro case a guerra ufficialmente finita, dallo Stato vincitore che avrebbe dovuto
esprimere ben altre azioni. Molti di questi sentimenti di astio traspaiono chiaramente dai diari di alcuni di essi che sono stati ritrovati. Essi scrivono, raccontano, protestano e continueranno a
farlo una volta tornati a casa.

Nel dopoguerra queste storie a poco a poco si chiuderanno nel privato assieme a quelle degli ex combattenti trentini che hanno militato negli eserciti austroungarici. Solo negli ultimi anni queste storie sono riportate alla memoria. Finalmente “le popolazioni redenti” rivendicano con forza di potersi pubblicamente riappropriare della propria storia. Richiamo quanto scritto da Corrado Trotter nel suo dattiloscritto “Prigionieri. Isernia novembre 1918 , febbraio 1919” […] “Allora si citerà il fatto di Isernia come la pagina più vergognosa dell’immediato dopo guerra, il periodo più doloroso ed oltraggioso insieme, sofferto da quei reduci primierotti che erano stati chiamati alle armi con una mobilitazione generale dell’esercito
austro ungarico il 1° agosto del 1914”.

“Nulla è perduto con la pace, tuto può esserlo con la guerra” (Pio XII)

 

*Marino Simoni

è Consigliere provinciale di Progetto Trentino

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One Reply to “Dagli Italiani ritenuti Tedeschi, dai Tedeschi ritenuti Italiani. I Reduci Primierotti e Trentini ad Isernia: per non dimenticare

  1. Come concreto gesto di pacificazione, lo Stato italiano (il “nostro” Stato) dovrebbe porgere le proprie scuse ufficiali alla comunità trentina e primierotta in particolare!

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