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Coronavirus, sette nuovi contagi nel Bellunese e salgono a 280: in corsia c’è anche don Alessio, il parroco infermiere

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Sono 7 nuovi contagiati (ora sono 280) e 4 ricoveri (2 in terapia intensiva)

don Alessio, il parroco bellunese in prima linea

 

Belluno – Le persone positive al coronavirus della provincia di Belluno erano 280. Da segnalare anche 4 nuovi ricoveri di pazienti positivi al coronavirus all’ospedale di Belluno: 2 in area non critica (ora sono 46) e 2 in terapia intensiva (ora sono 9). Calati di 2 invece (da 10 a 8) i ricoverati in area non critica all’ospedale di Feltre e rimasti invariati (6) i ricoverati all’ospedale di Agordo, sempre in area non critica.

L’Ulss1 Dolomiti ha fatto anche sapere che le persone in isolamento domiciliare fiduciario e sorveglianza attiva residenti nel suo territorio sono 995 e che il numero totale di tamponi effettuati finora per la ricerca del coronavirus è di 3.815 (alcuni tamponi sono stati effettuati più volte sulle stesse persone).

Un parroco in reparto Covid

Don Alessio Strapazzon, parroco di Castellavazzo, ma anche  infermiere, è rientrato come volontario per l’emergenza Coronavirus. Da lunedì presta servizio in pneumologia Covid all’ospedale San Martino di Belluno. Prima della vocazione, infatti, don Alessio si è laureato in scienze infermieristiche all’università degli studi di Padova, sede di Feltre. E vista l’emergenza, non ha esitato a dare la propria disponibilità a rientrare in corsia come volontario. Lunedì il primo turno, proprio in area Covid. «Ho sentito il bisogno di aiutare – racconta don Alessio – ho sempre percepito la professione come una famiglia.  Come in tutte le famiglie, al bisogno ci si aiuta. La mia scelta è sostenuta dalla fede. Il Signore ci ha insegnato ad amare il prossimo. In questo momento, per me, amare il prossimo significare rientrare in corsia. Ieri ho fatto il mio primo turno. Mi sono sentito bene».

I Vescovi in videoconferenza a NordEst

 

Profonda solidarietà con le sofferenze delle persone, sostenere la preghiera e la vita di fede delle famiglie, attese indicazioni comuni per la Settimana Santa e la Pasqua, rinviate a data da destinarsi le celebrazioni di prime comunioni e cresime previste nelle prossime settimane. Un pensiero di vicinanza per il resto dell’Italia e per la Croazia duramente colpita dal terremoto.

Riunione inedita per i Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto che si sono “incontrati” ed hanno dialogato nella mattinata di oggi – martedì 24 marzo 2020 – con la modalità della videoconferenza, ognuno di loro collegato dalle rispettive sedi e case.

I Vescovi – confermando quanto già scritto nel messaggio inviato lo scorso 6 marzo – insieme ai sacerdoti e alle rispettive Diocesi rimangono vicini e profondamente solidali alle sofferenze, alle fatiche e alle molteplici difficoltà che stanno vivendo tante persone e famiglie del Nordest in questo lungo momento di travaglio comunitario, dai gravi riflessi anche di carattere economico e sociale. Vista l’attuale situazione, i Vescovi hanno convenuto sulla necessaria opportunità di continuare ad accompagnare e favorire – con tutti gli strumenti oggi disponibili – la preghiera e la vita di fede delle persone e delle famiglie e di rinviare a data ancora da destinarsi i sacramenti delle prime comunioni e delle cresime che sono generalmente previsti nelle parrocchie dell’intera regione ecclesiastica nelle prossime settimane.

I Vescovi si sono confrontati, in modo particolare, sulle disposizioni comunicate dalla Penitenzieria Apostolica circa l’esercizio del sacramento della confessione e la concessione di speciali indulgenze ai fedeli nell’attuale situazione di pandemia da coronavirus. E si sono scambiati impressioni e valutazioni sull’auspicata organizzazione comune delle celebrazioni della Settimana Santa, del Triduo Pasquale e della Pasqua in queste condizioni di emergenza, in attesa anche di ricevere e fornire possibili indicazioni unitarie nei prossimi giorni. Fondamentale – è stato ribadito – rimane il riferimento nella comunione al Santo Padre e il legame di sintonia e reciproco richiamo che sussiste sempre tra la Chiesa universale e le Chiese particolari.

I Vescovi hanno voluto, quindi, esprimere rinnovata gratitudine e riconoscenza per quanti si spendono con generosità e totale dedizione nei diversi ambiti civili ed ecclesiali per fronteggiare l’attuale emergenza (medici, infermieri e personale socio-sanitario, politici ed amministratori, forze dell’ordine e protezione civile, addetti ai servizi essenziali, operatori e volontari che stanno garantendo i servizi di carità ed assistenza delle Caritas diocesane e di altre realtà affini verso i più poveri e fragili ecc.).

Nel costante ricordo e conforto della preghiera i Vescovi manifestano solidarietà alle comunità e alle Chiese del resto d’Italia, d’Europa e del mondo più colpite e afflitte dalla pandemia in atto, con una supplica speciale per le tante persone decedute – spesso in condizioni molto “anonime” e solitarie – e per i loro familiari.

Un sentito pensiero di amicizia e vicinanza – espresso anche attraverso un messaggio che verrà trasmesso all’Arcivescovo metropolita di Zagabria – è stato poi rivolto alle Chiese sorelle della Croazia visitate un anno fa dai Vescovi del Nordest italiano e toccate nei giorni scorsi da un forte terremoto.

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