Un rapporto stilato da scienziati di 13 agenzie governative statunitensi denuncia i gravi effetti dei cambiamenti climatici, sottolineando che l’attività umana è una delle principali cause di questo sconvolgimento
Roma (Adnkronos) – Lo rivela il New York Times, spiegando che il rapporto è ancora in attesa dell’approvazione dell’amministrazione di Donald Trump, notoriamente scettica su questo tema. Alcuni scienziati citati dal quotidiano dicono di temere che il testo venga soppresso.
Il rapporto fa parte del National Climate Assessment, un documento che va preparato ogni quattro anni, secondo quanto stabilito dal Congresso americano.
L’Accademia Nazionale americana delle Scienze ha già firmato la bozza del rapporto e attende il via libera della Casa Bianca per pubblicarlo. Fra le entità che devono approvare il rapporto entro il 18 agosto vi è l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (Epa), ora guidato da Scott Pruitt, che si è più volte detto scettico sui cambiamenti climatici e le responsabilità dell’uomo.
La linea è la stessa del presidente Trump, che ha già annunciato l’intenzione americana di uscire dall’accordo di Parigi sul clima. “E’ la prima volta che un’analisi di questa portata sui cambiamenti climatici emerge in seno all’amministrazione Trump e la comunità scientifica osserverà con molta attenzione come verrà gestita”, ha commentato Michael Oppenheimer, professore di geoscienze all’università di Princeton, che non ha partecipato alla stesura del documento.
Altri scienziati coinvolti nello studio hanno espresso in forma anonima al New York Times il timore che la Casa Bianca possa alterare o sopprimere lo studio. Il rapporto cita le ondate di calore del 203 in Europa e del 2013 in Australia come prove dell’effetto dell’attività umana sulle temperature estreme. Secondo i dati raccolti, tutto il territorio degli Stati Uniti è stato toccato dai cambiamenti climatici e le temperature medie cresceranno fra i 2,8 e i 4,8 gradi entro la fine del secolo a seconda del livello delle future emissioni inquinanti. Particolarmente allarmante è il riscaldamento climatico in Alaska e nell’Artico, che procede due volte più in fretta rispetto alla media globale, con conseguenze sul livello di innalzamento dei mari che pongono a rischio le comunità costiere.