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“Buona Scuola in Trentino”: dopo le proteste, confronto dei Sindacati con i Consiglieri provinciali

I sindacalisti trentini del settore scuola chiedono che la riforma del settore – in discussione nell’aula del Consiglio provinciale – venga modificata su almeno due punti ritenuti strategici: la discrezionalità di scelta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici e l’assunzione dei docenti in riferimento ad ambiti territoriali e non più al singolo istituto

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Trento – E’ quanto emerso nella pausa dei lavori assembleari, durante la quale il presidente Bruno Dorigatti ha ospitato una delegazione dei sindacalisti impegnati in un presidio davanti a palazzo della Regione, consentendo un confronto diretto con i consiglieri. Erano presenti il vicepresidente Viola e i consiglieri Cia, Zanon, Bottamedi, Fugatti, Simoni, Fasanelli, Degasperi, Civettini, nonché l’assessore Mauro Gilmozzi “a nome di tutta la maggioranza”, accompagnato dalla dirigente di settore Ferrario. I rilievi dei sindacalisti rispetto al testo di recepimento della riforma nazionale della “Buona Scuola” sono molti e articolati.

Pietro Di Fiore (Uil) ha parlato di mutazione genetica della scuola trentina, di norme dirigiste e penalizzanti per l’autonomia scolastica, di tema del merito dei docenti affrontato a prescindere da quel che conta, ossia la qualità della didattica.

Cinzia Mazzucca (Cgil) ha detto che si riforma la scuola senza potenziare l’organico, senza rinnovare il contratto fermo da 8 anni, senza risolvere il problema dei precari. Ha proposto di delimitare gli ambiti di assunzione dei docenti entro la ventina di chilometri e di evitare che la valutazione dei docenti da parte dei dirigenti sia discrezionale, “perché la scuola non è un’azienda”.

Stefania Galli (Cisl) ha citato lo svilimento del Collegio docenti, ha detto che gli ambiti di assunzione attuali – ossia i larghi confini degli istituti comprensivi – sono già il criterio giusto, ha lamentato le interferenze della Giunta in tutte le scelte del sistema scuola. Sulle assunzioni decise dai dirigenti ha chiesto: dove finiranno i non prescelti, forse nelle periferie?

Gli ospiti – c’erano anche Antonietta Scarsella e Giovanni Ceschi della Uil e Giuseppe Fusi della Cisl – hanno poi risposto a diverse sollecitazioni dei consiglieri presenti. A domanda di Claudio Cia è stato sostenuto che il passaggio della riforma in Commissione legislativa ha recepito “ben poco” delle proposte di parte sindacale. Claudio Civettini ha invitato il mondo scolastico a dimostrare quella capacità di autoregolamentazione che finora è mancata, tant’è che i pochi insegnanti inadatti al ruolo restano sempre al loro posto. Manuela Bottamedi ha raffrontato Trento con Bolzano, dove la riforma è stata partecipata per un anno intero e ha cambiato molto dell’impianto approvato a Roma, mentre qui il mondo della scuola è stato messo in agitazone e non si affronta il vero tema, ossia quello dei pochi docenti inadatti a insegnare.

Massimo Fasanelli ha detto che l’autonomia scolastica è l’aspetto irrinunciabile che non va toccato. E’ stato infine Marino Simoni a stimolare un chiarimento su quali aspetti del testo in discussione vengono considerati dirimenti dai sindacati per un via libera che consenta alla legge provinciale di passare, senza che scatti l’applicabilità sic et simpliciter della riforma nazionale.

Categories: Primo Piano
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