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Brennero, un terzo delle merci transita per il valico: tensione Italia Austria

Austria: “Al Brennero 250 poliziotti, se serve anche l’esercito”. Alt Renzi: “Chiusura contro regole europee”. Alfano: “Inaccettabile”. Bruxelles chiede chiarimenti a Vienna

NordEst – L’Austria va avanti con il suo piano di introdurre i controlli al Brennero: in servizio ci saranno 250 poliziotti,  annuncia il capo della polizia tirolese Helmut Tomac in una conferenza stampa, spiegando che in caso di necessità “saranno inviati anche soldati, ma la decisione spetterà al ministero della Difesa”.

Non solo: le autorità austriache chiedono anche di poter effettuare controlli sui treni e sulla strada già sul territorio italiano: “L’allestimento di una rete sul confine italo-austriaco al Brennero dipende dall’Italia”, dice ancora Tomacche aggiunge. “In vista dell’imminente incontro dei ministri Sobotka e Alfano a Roma, sono stati rinviati i lavori di allestimento”.

I controlli al Brennero, dunque, prevedono una rete di 370 metri. “Si tratta di una normale rete e non di un filo spinato. Sarà allestita solo se necessario in caso di massiccio arrivo di migranti”, ha spiegato ancora il capo della Polizia tirolese. La struttura portante, ha spiegato, sarà allestita prossimamente ma la rete vera e propria sarà “attaccata” solo in caso di bisogno. “L’Austria non intende isolarsi ma incanalare gli eventuali flussi di migranti”. Tomac si è detto fiducioso che la rete possa essere evitata.

Al piano austriaco arriva l’altolà del presidente del consiglio italiano: “L’ipotesi di chiudere il Brennero è sfacciatamente contro le regole europee, oltre che contro la storia, contro la logica e contro il futuro”, scrive nella sua newsletter Enews, Matteo Renzi. Anche, secondo il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, quello che accade al Brennero “è inaccettabile perchè non soltanto è contro le regole dell’Unione Europea sulla libera circolazione ma è contro la logica e il buonsenso: siamo al minimo storico nei flussi di attraversamento tra Italia e Austria. Il nostro compito è convincere i nostri partner austriaci dell’insensatezza dei loro comportamenti”

A chiedere chiarimenti a Vienna è la commissione Ue:  “Invece di erigere muri dovremmo costruire dei ponti, e comunque quello che sta avvenendo tra Austria e Italia deve essere spiegato e chiarito da Vienna”, ha detto il commissario per la migrazione, Dimitris Avramopoulos. “Capiamo che i paesi hanno difficoltà e subiscono pressioni – ha aggiunto – ma ciò che ci preoccupa è che si mette in discussione Schengen sulla libera circolazione dei cittadini”.

“Confidiamo che Vienna non prenderà decisioni unilaterali nei prossimi mesi. E che l’Austria continuerà a collaborare strettamente con noi nella crisi dei profughi”. Così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un’intervista al quotidiano austriaco Die Presse dopo l’annuncio del ministro dell’interno di Vienna Wolfang Sobotka di controlli ai confini con il Brennero per la fine di maggio. Critica anche la Boldrini sulla chiusura del Brennero.  “Non è la strada giusta, perché divide. E’ la resa dell’Unione europea, vuol dire alzare bandiera bianca e mi auguro che le autorità austriache ci ripensino”, afferma la presidente della Camera. “E’ una situazione molto preoccupante – aggiunge – e quella dell’Austria la scelta più sbagliata”.

Inasprito il diritto d’asilo in Austria – Con soli 4 voti contrari fra i socialdemocratici e il compatto sostegno dei popolari, il parlamento austriaco ha approvato la legge che inasprisce il diritto d’asilo.

Brennero, passo strategico per l’Italia

11,7 milioni di tonnellate di merci viaggiano su ferrovia, la dimensione complessiva delle merci in transito sul Brennero supera i 40 milioni di tonnellate all’anno. A indicarlo è l’Ufficio studi della CGIA che ha analizzato i dati di Alpinfo-Ufficio federale trasporti svizzero riferito al 2013 (ultimo anno disponibile). E’ evidente che la decisone di ripristinare i controlli al Brennero colpirà soprattutto l’autotrasporto.

Per i Tir si allungheranno notevolmente i tempi di ingresso/uscita dal valico. “Secondo uno studio redatto dall’associazione degli autotrasportatori belgi – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – ogni ora di lavoro costa mediamente 60 euro. Con un ritardo di sole 2 ore è stato stimato un aumento dei noli del 10% che ricadrà, nel medio e lungo periodo, sui costi e quindi sui prezzi dei prodotti e di conseguenza sul consumatore finale”.

I controlli al Brennero rischiano di colpire tutto il sistema produttivo, soprattutto quello legato alle esportazioni. “I risultati negativi – dichiara il segretario della CGIA Renato Mason – investirebbero anche le imprese manifatturiere italiane e, in particolar modo, quelle del Nordest che lavorano con consegne giornaliere “just in time” verso i Paesi del nord Europa. A causa dei ritardi delle consegne potrebbero rischiare di pagare penali salatissime, con il pericolo di perdere anche le commesse”.

Si tenga presente che in Europa il 75 per cento del commercio intraeuropeo avviene su gomma e, secondo i dati di Alpinfo (anno 2013-ultimi disponibili) , sono 89 i milioni di tonnellate di merci che annualmente transitano su Tir lungo i principali valichi dell’arco alpino sono così distribuiti:

Monte Bianco….….8,3
Gottardo…………….9,3
Frejus………………..10,0
Tarvisio……………..15,2
Ventimiglia………..17,3
Brennero…………..29,0

Fonte: Alpinfo-Ufficio federale trasporti svizzero

Se dopo l’Austria anche altri paesi chiudessero le frontiere l’eventuale sospensione/abolizione dell’intera area Schengen avrebbe delle ricadute molto negative sull’autotrasporto che, assieme all’edilizia, è stato uno dei settori più colpiti dalla crisi. Secondo una nostra elaborazione su dati Infocamere-Movimprese, tra il 2009 e il 2015 il numero complessivo delle aziende di questo settore è sceso di oltre 22 mila unità. Al 31 dicembre 2015 erano attive 86.590 imprese.

Le aree territoriali più colpite da questa moria sono state quelle di confine (Friuli Venezia Giulia -27,1%, Piemonte -25,3%, Liguria -24,4%, Lombardia -23,4%, Trentino A.A. -21,8%, Veneto -19,8%, etc.), dove, tra le altre cose, è maggiore la presenza dei vettori stranieri (provenienti in particolar modo dai paesi dell’Est) che da anni praticano una concorrenza sleale nei confronti dei nostri operatori non rispettando, in particolar modo, i tempi di guida e le normative in materia di cabotaggio.

Con l’eventuale ripristino dei controlli frontalieri, molti operatori stranieri dell’autotrasporto potrebbero stabilirsi più a lungo nel nostro territorio, con evidenti ricadute negative per i nostri autotrasportatori.

Come accennavamo più sopra, non mancheranno nemmeno delle ricadute macro economiche sul lungo periodo: come, ad esempio, la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e il calo dei consumi interni. A fronte di questo scenario, i costi complessivi in capo all’autotrasporto e all’economia più in generale potrebbero oscillare tra un importo minimo di 4,8 e uno massimo di 9,8 miliardi di euro all’anno.

La metodologia di calcolo che abbiamo seguito in questa analisi si richiama al lavoro svolto da due importanti centri studi (uno francese, l’altro tedesco) che nei mesi scorsi hanno effettuato alcune simulazioni. Si sono ipotizzati 2 scenari: uno caratterizzato da controlli meno invasivi, l’altro, invece, più stringenti. L’eventuale blocco di Schengen avrebbe un effetto dirompente anche per l’Unione europea che nella peggiore delle ipotesi potrebbe costare fino a 94 miliardi di euro all’anno.

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