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Autunno anomalo, i larici si tingono di marrone: la causa è il fungo “Mycospherella laricina”

Se vi aspettavate un autunno “normale” in cui i larici si incendiano del loro bel colore giallo, quest’anno sarete in parte delusi

Particolare degli agli del larice ormai necrotici

di Ervino Filippi Gilli

Trento – E’ in atto in Trentino ed anche in Primiero un attacco fungineo a carico di questa specie che porta al diretto imbrunimento degli aghi senza passare per lo stadio giallo dorato.

L’agente che causa questo cambiamento è il fungo Mycospherella laricina che ho riscontrato dal piano basale delle nostre valli (e pertanto dagli 8-900 metri di quota) fino ai circa 1400.

Questa malattia si osserva normalmente verso la fine estate inizio autunno. Un tipico attacco inizia dal basso della chioma: l’infezione si sviluppa poi in direzione della cima e può portare alla moria (fenomeno abbastanza raro per fortuna) della pianta dallo stadio giovanile fino a quello di perticaia.

Come individuare l’attacco

L’infezione si manifesta sulle foglie con la presenza di aree necrotiche di varie dimensioni con bordi non ben definiti irregolarmente; queste aree morte sono distribuite sulla superficie fogliare dalla base alla cima.

Le zone necrotiche appaiono di color marrone che va scurendosi con il tempo; al centro delle aree necrotiche sugli aghi si individuano corpi fruttiferi scuri e tondeggianti sia sulla pagina superiore che inferiore, distribuiti prevalentemente lungo le linee stomatiche.

Combattere questa infezione è pressochè impossibile in bosco in quanto l’utilizzo di prodotti funghicidi potrebbe provocare più danni che benefici.

Una pianta di Larice in località Dismoni la cui chioma appare ormai compromessa dall’attacco di Mycospherella laricina

E per non farci mancare niente iniziano a comparire, qua e là, gruppi di abeti rossi attaccati dal Bostrico (Ips typographus). L’attacco non è così potente e diffuso come nel vicino bellunese (zona di San Vito di Cadore, Alleghe, Caprile, ecc.) ma è comunque da segnalare. In questo caso si tratta di un insetto aggressivo che ciclicamente si presenta nei nostri boschi.

Come è noto (e da qui anche il nome) le larve di questo insetto scavano gallerie con andamenti geometrici nella parte superficiale dell’albero – tra la corteccia ed il legno: il ciclo, semplificando molto, vede l’attacco della pianta in primavera da parte dei maschi che scavano una prima camera nunziale; una volta accoppiate le femmine scavano una seconda galleria longitudinale ai cui lati depongono le uova; una volta schiuse le larve iniziano a produrre una loro galleria, perpendicolare a quella materna.

Si ottiene in questo modo quel reticolo geometrico di gallerie che, distruggendo il cambio ed il floema, portano alla morte certa della pianta.

Un tipico attacco di Bostrico su abete rosso: alla prima pianta infettata si associano, dopo poco tempo, anche quelle limitrofe.

Combattere l’infezione

Trattandosi di un insetto controllarne gli attacchi è più semplice rispetto alla  Mycospherella laricina: dato che per le piante aggredite da questo scolitide non c’è via di scampo, l’unico rimedio è quello di abbattere gli alberi attaccati  (ed in un cerchio di raggio congruo anche quelle attorno) e scortecciarle immediatamente in modo da uccidere le larve.

Fino a qualche decina di anni fa, soprattutto nel Bellunese, c’era l’abitudine di bruciare immediatamente i rami, la corteccia ed il cimale delle piante bostricate: questa non era di per sé una soluzione sbagliata ma ingenerava due tipi di problemi: il controllo del fuoco che poteva trasformarsi in un incendio boschivo e la possibilità di danni per scottature da calore alle piante rimaste in piedi con un possibile reinnesco del ciclo parassitario.

E’ ora possibile, e viene normalmente messa in atto, una lotta preventiva che si ottiene monitorando la densità delle popolazioni, ed eventualmente riducendola, mediante l’utilizzo di vari tipi di trappole a feromoni con cui vengono catturati gli insetti.

 

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