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Alla Campana dei caduti per ricordare il valore della pace: 100 anni fa la fine della Prima Guerra mondiale

L’emozione dei rintocchi di Maria Dolens, ma anche di un consiglio comunale del tutto speciale ha caratterizzato questa mattina l’incontro alla Fondazione Campana dei caduti della pace a Rovereto dove si è svolta la commemorazione del centenario della firma dell’armistizio di Compiègne che, esattamente cento anni fa, sanciva la fine della Prima guerra mondiale. Ai lavori, presieduti da Mara Dalzocchio, che ha così concluso la sua esperienza alla guida dell’assemblea consigliare dopo l’elezione a consigliera provinciale, ha partecipato anche il governatore del Trentino

 


Rovereto – Il presidente Maurizio Fugatti nel suo intervento ha posto l’accento sulla necessità di ricordare eventi così tragici a beneficio delle giovani generazioni che di tale memoria non hanno ormai più una traccia diretta. “Ma in una terra speciale ed autonoma come la nostra – ha aggiunto – i presupposti perchè i semi della pace e della solidarietà germoglino ci sono ancora. Prova ne è la grande opera di professionisti e volontari che in ogni angolo del Trentino hanno saputo dare tutto di sé per aiutare il prossimo”.

Nell’ambito dell’iniziativa “Consigli comunali per la pace”, promossa dal Coordinamento dei presidenti dei Consigli comunali per commemorare il 100° anniversario di quella grande tragedia mondiale, Rovereto ha scelto il luogo più significativo per tenere il proprio Consiglio comunale: quella Campana che, dal colle di Miravalle, dal 10 aprile 1966, rintocca per ricordare a tutti il dramma delle guerre e, contestualmente, l’importanza della Pace. 

“La nostra era una terra di frontiera – ha detto il presidente Fugatti – ed ha sempre cercato l’affermazione della propria autonomia. Il sacrificio disumano di tanti giovani, da una parte della frontiera come pure dall’altra, ha reclamato con grande forza il desiderio di pace. Ed è questa pace che dobbiamo difendere, tramandando di generazione in generazione il monito di ciò che è successo, come pure i valori che hanno sempre reso speciale questa nostra comunità. Sacrificio e disponibilità a darsi agli altri in fondo – ha concluso Fugatti – sono facce di quella medaglia che chiamiamo solidarietà e che abbiamo di nuovo toccato con mano in questi giorni in cui il maltempo ha portato drammi e devastazioni in molte nostre valli. Ecco perché siamo qui oggi: per ricordarci che ciò che siamo oggi è frutto di un lungo percorso che il nostro popolo ha fatto nell‘attravrsare la storia”.

La cerimonia di oggi, aperta con l’intervento del sindaco Francesco Valduga, è proseguita con l’intervento deL reggente della Fondazione Campana dei caduti per la pace, Alberto Robol e di alcuni consiglieri comunali. L’applaudita  esibizione del Coro voci roveretane ha quindi accompagnato il pubblico presente ai piedi di Maria Dolens che a mezzogiorno ha scandito con i suoi cento rintocchi il suo quotidiano messaggio di pace.

Rovereto vide i suoi figli partire soldati

Nel 1914, per i lontani fronti russo e serbo, vide la totalità dei suoi cittadini l’anno successivo abbandonare la città per trovare rifugio nelle misere baracche del campo profughi di Mitterndorf, dove in molti si spensero, vide centinaia di giovani dei Paesi europei dell’ex Impero asburgico consumare tra le sue vie gli ultimi bagliori di una vita, poi lasciata nei massacri delle battaglie che si tennero sul Pasubio e sullo Zugna.

Nei dintorni di questo colle, alcuni giovani trentini, come Damiano Chiesa e Federico Guella consumarono la propria esistenza per il loro ideale di Patria, altri figli della stessa terra si spesero fino all’ultimo giorno del conflitto per “l’altra Patria”, come il capitano Camillo Ruggera, che dalla trincea del Gufo presso Marco, il 29 ottobre 1918, si avviò con una bandiera bianca per intraprendere i primi contatti con l’esercito italiano per le trattative di armistizio.

Quella guerra lasciò ai trentini tante macerie: rovine materiali, con interi paesi distrutti, ma anche sociali, con l’incolmabile dolore per la morte di un quinto dei circa 60.000 uomini mandati al fronte, per il drammatico esodo di più di 100.000 profughi, per le sofferenze e le privazioni alle quali furono soggetti tutti gli altri abitanti di una terra che all’epoca contava circa 380.000 persone.

La lenta ripartenza e i drastici mutamenti istituzionali che caratterizzarono gli anni successivi il conflitto, non poterono che rallentare il rimarginarsi di queste ferite collettive. Ma i trentini, popolo tenace, si rimboccarono le maniche; ricostruirono i paesi distrutti dalle guerre e sanarono le ferite di un territorio devastato dai bombardamenti. Don Antonio Rossaro, l’ideatore della Campana dei Caduti, vide in Maria Dolens il simbolo per lenire le lacerazioni e il dolore che a distanza di anni segnavano l’intera società, non solo quella locale. Una campana che fosse realizzata dal bronzo dei cannoni provenienti da tutte le 19 Nazioni che avevano preso parte al terribile conflitto mondiale. La Campana, fusa nel 1924, collocata sulla torre del castello di Rovereto, rifusa altre tre volte, benedetta da papa Paolo VI e qui collocata, ci invita quotidianamente a non dimenticare attraverso quali percorsi di dolore siamo giunti fino ai giorni nostri.

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