La Grecia permette la vendita di prodotti scaduti e in Italia compaiono promozioni su alimenti a scadenza ravvicinata
NordEst – Abbandoniamo gli scetticismi e utilizziamo un po’ di buon senso: spesso sono prodotti sicuri. Ecco perché.
Anche tra le corsie dei supermercati italiani, da qualche tempo, sono comparsi prodotti con scadenza ravvicinata in saldo. Alimentari presenti nei banchi frigo o sugli scaffali con percentuali di sconto variabili, perché venduti a ridosso della data di scadenza. Ma è sicuro consumarli? Ci si può fidare? Facciamo un po’ di chiarezza.
Una prima distinzione va fatta tra i prodotti da consumare “preferibilmente entro” e i prodotti che, invece, devono essere consumati “entro” una determinata data.
Si parla di prodotti che garantiscono inalterato il proprio valore nutrizionale se consumati entro la data segnalata sulla confezione. Se una alimento va consumato preferibilmente entro il 18 settembre 2013, di fatto, significa che entro questa data garantirà il proprio valore nutrizionale, anche in termini di gusto e aroma. Una volta passata questa data, invece, le caratteristiche del prodotto potrebbero venire alterate o compromesse. Chiariamo: questo non significa che non sia più commestibile o sicuro, semplicemente non avrà lo stesso apporto di nutrimenti dichiarato o magari ne risentirà in termini di gusto. Ovviamente, una buona dose di buon senso personale può aiutare: valuta visivamente il prodotto e annusalo prima di consumarlo.
In questo caso parliamo di prodotti per cui la data di scadenza è tassativa ed è raccomandabile di non consumarli successivamente. Perciò, per chiarire, quando sulle confezioni la data di scadenza è indicata come “entro” siamo nell’ambito della sicurezza del prodotto. Se, invece, la scadenza è indicata come “preferibilmente entro” la questione è legata alla sua qualità.
Oltre a minimizzare il problema dello spreco alimentare, queste misure, adottate da diversi punti vendita in Italia, si inseriscono in una strategia di contenimento dei costi che, passando per i rivenditori, si ripercuote in seconda battuta anche sul consumatore finale.