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6 Novembre 1917 reparti di Kaiserschuetzen giungono a Fiera di Primiero e Caoria

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E’ questo l’epilogo “locale” della battaglia di Caporetto che, iniziata il 24 ottobre 1917, porterà alla ritirata dell’esercito italiano sulla linea del Piave

Il ponte “Mirabello” in una immagine del 1917

di Ervino Filippi Gilli

Primiero Vanoi (Trento) – Come su tutto l’arco dolomitico e non solo, anche nella zona del Primiero – Vanoi si sentono gli effetti della grande sconfitta: con la protezione delle tenebre i soldati italiani iniziano a lasciare le posizioni sul Lagorai abbandonando depositi armi e materiali ma senza quella disorganizzazione che pare regnare in altre parti del fronte. Infatti se a tal proposito leggiamo quanto scritto dal soldato della 229 Fanteria della Brigata Campobasso Egisto Favilli nelle sue Memorie (Archivio Europeana ndr) o dal bersagliere Flavio Petassi nel suo Diario si ha l’idea che più che una ritirata bene o male organizzata, si sia trattato quasi di un fuggi fuggi non governato dagli Stati Maggiori (ed in effetti alcuni studiosi parlano per questo di uno “sciopero militare”).

Petassi, riferendosi ad esempio alla giornata del 5 novembre scrive “Il tempo è incerto, la confusione si fa notare anche qui [a Ponte San Nicolò vicino a Padova dove il bersagliere era giunto dopo estenuanti marce che gli avevano fatto attraversare tutto il Friuli e parte del Veneto] perché fino ad ora nessun reparto ha destinazione assegnata e quindi aumenta la disorganizzazione e passa più tempo per riorganizzarsi se si continuano ad adottare questi sistemi. Alle ore 7 partiamo da Ponte S. Nicolò e ci dirigiamo a Pontemanco dove giungiamo alle ore 12 e prendiamo posto in un campo vicino al paese. Anche qui sono formicai di truppa e carreggi tutti senza fissa direzione e meravigliati di tale procedimento deplorevole.”

Si diceva di una ritirata più organizzata che interessa gli occupanti del Primiero – Vanoi: infatti le truppe italiane si trincerano su quella parte della cosiddetta “Linea Gialla di resistenza” che comprendeva le Vederne (Morosna in particolare), il Monte Totoga e l’Agaro, siti in cui erano state scavate nella roccia numerose postazioni per l’artiglieria.

La Totoga, che con le sue postazioni controllava la Valle del Vanoi, resiste per un sol giorno mentre la Vederna, grazie anche alla fortificazione eretta nella zona del Salton, viene espugnata solo il 10 novembre. Questa accanita resistenza, unita al fatto che vennero interrotte tutte le vie di comunicazione del Primiero con il Feltrino, permise a gran parte delle truppe italiane che scendevano dal Cadore di riposizionarsi sulla linea del Grappa e del Piave e di non rimanere accerchiate.

Il ritiro delle truppe italiane creerà, come era prevedibile, una serie di problemi tra quella parte di popolazione filo-italiana che sarà costretta ad abbandonare le valli del Primiero e del Vanoi fino all’anno successivo; stessa cosa accadrà alla parte politicamente opposta nel novembre 1918 quando i soldati primierotti che avevano combattuto per l’esercito austrungarico verranno con uno stratagemma deportati ad Isernia e considerati prigionieri di guerra (a guerra finita).

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