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2014, altro anno negativo per economia e lavoro nel Veneto

Il Veneto fa meglio di regioni come Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, ma la disoccupazione resta alta

Venezia – “Il 2014 si è dimostrato un altro anno negativo per l’economia veneta. Il numero delle imprese attive è diminuito sensibilmente: delle circa 17.000 piccole e medie imprese venete esistenti nel 2007, 3.169 sono fallite o sono state chiuse volontariamente dall’imprenditore.

La crisi ha continuato a far sentire i suoi effetti anche sul mercato del lavoro regionale, con 16.200 posizioni di lavoro dipendente in meno solo nell’ultimo anno e quasi 100.000 posti di lavoro persi dall’inizio della crisi”.

E’ l’assessore al lavoro e alla formazione della Regione del Veneto, Elena Donazzan, a sottolineare i principali dati emersi dalla Bussola di febbraio 2015, a cura dell’Osservatorio & Ricerca di Veneto Lavoro, sul mercato del lavoro veneto nel quarto trimestre 2014, che fornisce anche un primo bilancio dell’anno appena trascorso.

“Sebbene iniziato sotto buoni auspici, che lasciavano intravvedere, se non l’inizio della ripresa, almeno la fine della recessione, nel corso dell’anno si sono moltiplicati i segnali deludenti – prosegue l’assessore –. Il consuntivo 2014 ci consegna un altro anno di recessione, con effetti ancora negativi sull’economia veneta e sull’occupazione. La ripresa dell’export e della produzione industriale, che segnala la grande vitalità del nostro tessuto produttivo, non è sufficiente a compensare la contrazione della domanda interna. Il dimagrimento delle imprese e degli occupati non si è arrestato. Per alcuni versi il 2014 è stato peggiore del 2013”.

I disoccupati iscritti ai Centri per l’Impiego al 31 dicembre 2014 risultano essere oltre 474.000 e rimangono rilevanti gli interventi per il sostegno al reddito: nel corso dell’anno sono state presentate 146.000 domande di AsPI, oltre 50.000 di MiniAsPI e 9.000 di mobilità in deroga.

“Anche se il nostro tasso di disoccupazione e del 6,7% e risulta migliore di quello di regioni con un’economia simile alla nostra come l’Emilia Romagna, dove è al 7,3%, o il Friuli Venezia Giulia, dove ha raggiunto il 7,2% – continua Donazzan – preoccupa il formarsi di uno zoccolo duro di disoccupati di lunga durata, in età adulta e con famiglie a carico”.

“A incidere sull’andamento del mercato del lavoro sono stati anche i recenti interventi normativi – sottolinea l’assessore –. In particolare, il ‘decreto Poletti’ ha influito sulla crescita dei contratti a tempo determinato e delle relative proroghe, mentre le previsioni di incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato previste dalla legge di stabilità 2015 ne hanno determinato il loro rinvio dalla fine del 2014 all’inizio del 2015. Rilevanti, inoltre, le novità in vigore dal primo gennaio 2015 che riducono la durata dell’indennità di mobilità e che hanno determinato l’anticipazione di licenziamenti collettivi già programmati”.

Per il 2015 si stima una crescita del Pil veneto vicina all’1%, mentre sul fronte occupazionale i primi dati segnalano una forte crescita delle assunzioni con contratti a tempo indeterminato (+16%), a tempo determinato (+6%) e delle proroghe (+41%), mentre risulta in frenata l’apprendistato e in calo lavoro intermittente (-17%) e parasubordinato (-18%). Prosegue, inoltre, l’aumento dei tirocini (+13%).

“All’inizio di quest’anno il contesto internazionale ha mostrato segnali di ripresa che possono forse consolidarsi nonostante l’inasprirsi di fortissime tensioni geopolitiche in Ucraina, Libia, Siria e Grecia – conclude l’assessore Donazzan –. I primi dati relativi a gennaio 2015 ci confermano un’auspicabile ripresa economica, ma senza un rilancio dei consumi interni ben difficilmente si assisterà a una consistente ripresa sul piano occupazionale. Non possiamo rilassarci e rallentare l’impegno nella gestione delle crisi d’impresa che ancora si manifestano a ritmi di 100 al mese. Nemmeno possiamo rassegnarci al mancato finanziamento degli ammortizzatori in deroga. Da parte nostra concentreremo le risorse e orienteremo le politiche regionali a vantaggio dei lavoratori più svantaggiati e sosterremo con le politiche formative le imprese che innovano e si rilanciano, soprattutto per favorire l’occupazione giovanile”.

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